Sede del nostro Rifugio è Villa Sobrile, progettata e costruita nel 1920 dal Pittore torinese Giuseppe Claudio Sobrile, a cui è stata intitolata anche la strada che abbiamo realizzato nel 2012, quando nasce il nostro progetto. Immersa nel verde, la villa offre panorami incantevoli sulle cime che la circondano, e che furono ispirazione per molti quadri del Pittore.
Tra il 2012 ed il 2014 l’abbiamo ristrutturata internamente per renderla accessibile a tutti, inserendo anche l’ascensore, e creando un nuovo volume che potesse ospitare il ristorante a cui fa da tetto un grande terrazzo, che in estate diventa un solarium immerso nel verde.
Dalla camera al primo piano che guarda verso valle, ricavata proprio da quello che fu il suo studio, la grande finestra incornicia quegli stessi paesaggi che egli dipinse, in tutte le stagioni.
Adesso però vi racconto come Villa Sobrile è diventata Fermata Alpi Graie!
Un sabato della caldissima estate 2011, mio marito ed io scappiamo dalla città, alla ricerca di un po’ di fresco. Come dico sempre nel ricordare l’episodio, il caso ha voluto che ci fermassimo su una panchina all’ingresso della piccola frazione di Forno Alpi Graie… in linea d’aria esattamente di fronte a Villa Sobrile di cui noi non conoscevamo l’esistenza. Qualche settimana prima, mio marito mi aveva detto:” prova a cercare un rustico da ristrutturare, collinare ma con vista mare, in Liguria”.
Quel sabato, seduti sulla panchina a Forno, gli chiesi se era proprio sicuro di volere una casa al mare, dal momento che il caldo è sempre stato il suo peggior nemico. Mi rispose:” vedi se si trova qualcosa qui in zona… è il clima che fa per me”. Così ho iniziato una ricerca, breve per la verità, perché nel giro di qualche giorno sono stata indirizzata a questa villa, nel cui giardino campeggiava un bel cartello “vendesi”, con un numero di telefono: mi avevano detto che la villa era delle suore, ma non sapevo niente di più. Facemmo un giro perlustrativo, in un sabato successivo, e lui si appassionò al posto, tanto che mi disse di chiamare e sentire un po’ quale fosse la richiesta.
Così feci. Una squillante voce mi rispose al telefono. Ricordo benissimo la chiamata: “buongiorno, chiamo per avere informazioni sulla casa in vendita a Forno Alpi Graie”:
- scusi, ma lei chi è? (con tono piuttosto seccato)
- Mi chiamo…, mio marito ed io abbiamo visto la casa ed il cartello vendesi, e così ho provato a chiamare…
- Eh beh, ma non si può mica parlare di queste cose al telefono, venga qui e ne parliamo di persona!! Dov’è lei?
- Sono al lavoro nel mio studio, in via Valeggio…
- Ah, allora è anche comoda, noi siamo in via Nizza. L’aspetto qui tra un quarto d’ora!
Così uscii di corsa e mi incamminai verso Porta Nuova, la attraversai e poco dopo raggiunsi il convento delle Figlie della Carità di San Vincenzo. Lì mi aspettava suor Mirella, che poco prima mi aveva risposto al telefono… un generale in abito da suora però…siamo diventate amiche, e lo siamo ancora oggi.
L’edificio era tuttavia troppo grande per la nostra famiglia, così dissi “facciamo un B&B”. Ma era un pour parler. Mio marito invece mi prese sul serio… e così è iniziata la nostra avventura sulle Alpi Graie. Non solo, aggiunse anche che a suo parere era indispensabile poter anche dare da mangiare agli ospiti che avrebbero pernottato da noi!
Io non volevo assolutamente sentir parlare di ristorante! Ma la sorte mi era avversa, e così anche i consulenti che incontrai durante il percorso di formazione imprenditoriale che ebbi modo di seguire con il M.I.P. per la redazione del business plan, a seguito della partecipazione ad un bando del G.A.L., insistettero sula necessità di offrire i pasti agli ospiti, per rendere sostenibile il progetto.
Con mia grande costernazione, cedetti le armi, e iniziai a frequentare il corso di cucina professionale presso l’Associazione Cuochi di Via Bogino, a Torino.
Hanno avuto ragione loro, devo ammetterlo!
Gli Ospiti chiedevano quasi sempre di cenare sul posto, e la richiesta ha continuato ad andare in quella direzione: e così eccoci qui, ad aprire un nuovo pezzo della nostra storia, ad aprire a tutti le porte del nostro ristorante, finora riservato ai soli Ospiti pernottanti.
La storia del ristorante
Un giorno, mi capita in mano una vecchia foto, in bianco e nero. E’ mia zia Olga, la sorella di mia nonna. Veneziana, aprì con il marito Carlo, con lei nella foto, un piccolissimo ristoro sul ponte di Rialto. Preparavano cartocci di pesce fritto – quello che oggi chiameremmo street food – e servivano l”ombra” di vino bianco. Poi aprirono un ristorante di quelli seri, le “Poste Vecie”, poi passato ad altra proprietà ma ancora oggi esistente a Venezia.
Ma di quel bugigattolo sul ponte di Rialto erano i racconti che tante volte ascoltavo da mia nonna, e ritrovarne la foto mi ha fatto riavvolgere il film della memoria, e con lei, delle emozioni.
Mi lascio trascinare dal pensiero che “certe cose le abbiamo nel DNA”, e penso che non sia un caso se, ad un certo punto della vita, sia “successo” di trovarmi davanti ad un’attività di ristorazione. Chissà, forse tutti quei racconti , che per me bambina assumevano la forma di un sogno, sono stati il carburante che ha messo in moto quella realtà che oggi si chiama “Da Elena – Le Alpi in tavola”.
Pasquale ha un altro lavoro, da sempre, non è parte dello staff….ma ogni decisione su Fermata, la prendiamo insieme (anche scontrandoci, eh!).
Per questo motivo ho scelto di concludere questa carrellata emotiva ed illustrativa con una nostra foto.
Perché senza di lui, tutto questo sarebbe rimasto un sogno